Friday, December 30, 2011

Quinta missiva

Franca Pinto Minerva
Università di Foggia

Verso un piano straodinario
per la scuola


In un momento di crisi sociale, politica ed economica che vede il diffondersi di vecchie e nuove povertà, parallelamente all’indebolirsi del sistema del welfare, è urgente ridefinire e riaffermare il nesso che lega insieme sviluppo sociale, crescita economica, partecipazione politica. Dinamiche che trovano, indiscutibilmente il proprio volano nel trinomio istruzione-educazione-formazione a partire innanzitutto dalla scuola di base.
E alla scuola, pertanto, che deve essere restituita centralità culturale e politica, in quanto luogo in cui le emergenze locali e globali possono divenire oggetto di conoscenza, riflessione, invenzione, soluzione. Luogo di concreto sapere, di esercizio partecipativo, di sviluppo e cambiamento migliorativo.
I momenti di crisi possono coincidere anche con quelli di critica e di ricostruzione di un nuovo orizzonte sociale, culturale e politico. È indispensabile, allora, un riequilibrio dei valori cui corrisponde, naturalmente, una riprogettazione di tutte quelle pratiche fondamentali per rendere possibile, sostenendola, una positiva prospettiva di speranza esistenziale e sociale, personale e politica, individuale e comunicativa.
La colpa maggiore della incultura degli ultimi quindici anni è di aver derubricato a inessenziali e superflui proprio quegli elementi "sovrastrutturali" (quali l'istruzione, l'educazione e la formazione) nelle mani dei quali risiedono, da sempre, le migliori promesse di sviluppo economico, umano ed emancipativo.
C'è bisogno di sapere, di saperi. C'è bisogno di impegno, di credere nella trasformazione, nella responsabilità, nella capacità di essere e fare differenza. C'è bisogno di strumenti teorici e pratici per opporsi al suadente canto del consumo e, di qui, ridare valore ai beni per la vita, a partire proprio da quei beni comuni che sono gli alfabeti, la solidarietà, la responsabilità. La formazione.
Ma tutto ciò significa che investire in cultura può aprire una via di fuga dalla diffusa condizione di crisi (economica, progettuale, di futuro, di possibilità d'essere) anche, ad esempio, attraverso la rivalutazione degli spazi sociali e dell'ambiente, inteso come bene “indisponibile” essendo una risorsa per la vita.
Investire in istruzione ed educazione, quindi sui processi di coscientizzazione culturale, non può che porre al centro la scuola come luogo di formazione di abiti democratici. E ciò attraverso processi di insegnamento-apprendimento di rigorose competenze letterarie e scientifiche, artistiche e tecnologiche, relazionali e comunicative.

Caro Ministro, per tali ragioni occorre prioritariamente ritornare a investire sulla scuola di base, e investire sulla formazione docente (iniziale e continua), di quei professionisti a cui affidiamo il più delicato e prezioso capitale di una famiglia, di una nazione, del pianeta: la mente, il cuore, la coscienza dei bambini, dei "padri dell'uomo". Capitale che una formazione intelligente e sensibile, colta e plurale può aprire alla autodeterminazione delle proprie possibilità d'essere e di costruire con-per gli altri.
È urgente tornare a riflettere su ciò che è accaduto alle più promettenti prospettive pedagogiche e didattiche di una scuola primaria che, in continuità con quella dell’infanzia, si era avviata a promuovere una formazione integrata e integrale dei bambini ai saperi, grazie anche a una organizzazione basata sulla pluralità dei docenti. Una scuola che prospettava il realizzarsi di reali comunità di pratiche, di sapere, di discipline tra loro articolate. Una formazione, questa, sconfitta con una demagogia che ha sapientemente riproposto l'unicità del maestro.
Caro Ministro, è urgente tornare a una scuola che non "inculchi" ma che sappia aprire le menti per cercare risposte adeguate alle sempre più numerose differenze che abitano i nostri quotidiani luoghi di vita. Una scuola per tutti che faccia da testa d'ariete per una formazione per tutta la vita; una scuola intitolata alla salvaguardia delle pari opportunità formative attraverso percorsi utili a non disperdere i potenziali cognitivi di ciascuno. Una scuola aperta dentro (con atelier, laboratori, aule informatiche e linguistiche, biblioteche, mense, palestre ecc.) e fuori (collegata alla vitale cultura dell’ambiente fisico, paesaggistico, antropico, culturale ecc.).
Che peccato, signor Ministro, la scuola italiana ha sempre avuto un
patrimonio di prim'ordine, e un tempo era conosciuta per la sua
eccelsa qualità formativa ed educativa. Tuttavia il patrimonio
possiamo ancora attivarlo attraverso una azione di progettazione e programmazione formativa ed educativa che non può materialmente essere affidata a un maestro tuttofare, ma che richiede, invece, competenze scientifiche, epistemologiche e didattiche molteplici e integrate che solo una pluralità di docenti opportunamente formati, aggiornati e retribuiti può assicurare.
Spetta a Lei, signor Ministro, a noi, a tutti trovare le risorse per avviare un vero e proprio “Piano straordinario per la scuola” nutrito di idee, ideali, valori; di saperi, abilità, competenze; di relazioni, esperienze, di persone.
Buon lavoro, signor Ministro.